Orca l’impianto islandese più grande al mondo che cattura CO2

Il crescente uso di combustibili fossili, quali fonti primarie di energia, porta inevitabilmente ad una crescente quantità di anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera. Tutte le stime convergono nell’indicare il contributo di carbone, olio combustibile e gas stimabile intorno all’ 80% del nostro portafoglio energetico almeno fino al 2050. L’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, è d’altro canto, indicato come la principale causa dell’aumento della temperatura sul pianeta con i conseguenti effetti sui cambiamenti climatico. Per queste ragioni è cresciuto lo sforzo tecnico-scientifico, avvertito anche a livello politico, per controllare l’accumulo di CO2 atmosferico.

Le tecnologie per la cattura della CO2, sono già in molti casi note e ben sviluppate e la loro introduzione nei cicli per la produzione di energia elettrica è ostacolata solo da considerazioni di carattere economico. E’ infatti noto come, indipendentemente dalla tecnologia considerata, il costo della elettricità prodotta cresca considerevolmente rispetto agli impianti senza cattura. Nonostante i maggiori costi, l’adozione di efficienti tecniche per la cattura della CO2 è indispensabile per la salvaguardia dell’equilibrio ambientale. Per questo motivo, le legislazioni dei paesi sviluppati sono indirizzate verso una crescente restrizione della quantità di anidride carbonica emessa nell’atmosfera da parte degli impianti che producono potenza.

Parallelamente alla cattura della CO2, si sono sviluppate le tecnologie per il suo stoccaggio definitivo in siti geologicamente stabili e questo è attualmente l’unico rimedio proposto per la rimozione delle enormi quantità di gas in gioco. Tralasciando di considerare i problemi connessi alla sicurezza di tale operazione, è interessante notare come il 27 % della massa di CO2 che viene sequestrata sia costituita da carbonio. Sembra perciò ragionevole porsi il quesito se esistano tecnologie possibili per un riutilizzo, a nostro vantaggio, di questa enorme quantità di carbonio.

L’impianto ORCA a pieno regime la struttura islandese rimuoverà circa 4.000 tonnellate di CO₂ atmosferica l’anno, immagazzinandole in modo permanente attraverso il processo di mineralizzazione naturale Carbfix.

(Rinnovabili.it) – Una volta erano considerate il piano B contro la crisi climatica. Oggi le tecnologie di sequestro del carbonio hanno uno spazio più o meno definito in moltissime strategie di decarbonizzazione. E dai primi esperimenti su piccola scala, sono approdate oggi sul mercato internazionale con progetti commercialmente convincenti. Lo dimostra Orcail più grande impianto cattura CO2 basato sulla Direct Air Capture (DAC) ed entrato in questi giorni in funzione. Climeworks aveva iniziato a costruire la struttura a maggio 2020, in prossimità della centrale geotermica Hellisheiði, in Islanda. Una scelta non casuale: ad alimentare il sequestro dell’anidride carbonica sarà esclusivamente l’energia del sottosuolo.

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